martedì 3 luglio 2007

Storia del filet

Dall’ago col quale si lavora e che in Toscana viene detto “mòdano” è chiamato il lavoro a rete conosciuto anche sotto il nome filet. La parola filet deriva dal francese e letteralmente vuol dire rete. Anche se risulta difficile stabilire una data di nascita precisa, è ormai risaputo che l’orgine del filet va ricercata nella lavorazione delle reti da pesca. I pescatori confezionavano le reti per catturare i pesci con filati ruvidi e di poco pregio e con l’ausilio del modano, un grosso ago generalmente di metallo, munito all’estremità di una cruna aperta. Sotto questa estremità vi è una forcella nella quale si introduce il filo che poi viene fermato con un nodino e avvolto sull’ago. Il modano può essere di diverse grandezze a seconda del filo utilizzato. La realizzazione della rete richiede un abile utilizzo delle dita secondo una tecnica specifica; la rete può avere forma trapezoidale, rettangolare o quadrata. Terminata la rete, è necessario fissare il tutto su un telaio per poter ricamare la rete secondo il disegno prescelto. La facilità di lavorazione e il raffinato effetto fecero sì che ben presto il ricamo a modano abbandonasse la sua tradizionale origine per essere usato nella creazione di complementi d’arredo, nell’abbigliamento femminile e nella realizzazione di paramenti sacri. Si racconta che Caterina de Medici amasse dedicarsi al filet e nel suo inventario sono stati trovati quasi un migliaio di quadrati con motivi a rosoni floreali.
La tradizione del filet è ben radicata nel nostro paese, in Toscana precisamente a Lucciano, la Contessa Spalletti fondò nel 1897 una scuola di filet e dopo due anni risultavano iscritte circa quattrocento donne.
In Sicilia, già dal ‘300, numerosi capi di biancheria in filet arricchivano la dote delle nobili ragazze siciliane. A Isnello, un piccolo paese dell’entroterra siciliano, è stata fondata la Scuola d’Arte “Isnello Ricama” allo scopo di tutelare e promuovere la produzione artistica locale. In Sardegna è rinomato il filet di Bosa caratterizzato dalla rappresentazione di personaggi mitici e leggendari, di simboli religiosi e di motivi tipici della tradizione sarda: uccelli,tralci di vite e grappoli d’uva, rose e gigli, motivi geometrici.
L’eleganza e la delicatezza dei lavori a filet ha affascinato e continua ad affascinare ancora oggi, molte ricamatrici. Ogni ambiente della casa si presta ad essere impreziosito da pizzi, centrini, tende, copritavola, tovaglie, strisce a filet.
(tratto da http://www.alexandra.it)

Anna

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